La “Schiacciata di Pasqua”, al contrario di ciò che si potrebbe pensare, non è una “focaccia”, ma un dolce, più precisamente un “dolce dei poveri”.
A prepararlo, erano infatti le famiglie contadine, che utilizzavano le uova delle galline nel periodo della Quaresima e fino alla Pentecoste o Pasqua delle Rose, quando non c’era molto altro da mangiare.
Stemperare il lievito in acqua tiepida, aggiungere 1⁄4 di farina e impastare per ottenere un composto non troppo duro.
Coprire l’impasto con un canovaccio e far lievitare in un ambiente tiepido per circa 40 minuti.
Una volta terminata la cottura, estrarre la teglia e lasciar raffreddare per 2 ore prima di servire.
Al termine della lievitazione, aggiungere al composto la rimanente farina e impastare aggiungendo zucchero, un pizzico di sale, le uova, il burro, la buccia d’arancia, il liquore e, alla fine, i semi di anice; aggiungere un po’ di acqua tiepida se l’impasto risultasse troppo duro. Versare l’impasto in una teglia, spennellare con l’uovo sbattuto rimasto e infornare a 220°C per circa 45 minuti.
È bene preparare l’impasto la sera prima e lasciarlo a una temperatura costante di 26-28°C fino alla mattina dopo.
Quando la pasta avrà raggiunto il doppio del suo volume, riprenderla per lavorarla nuovamente affinché perda il rigonfiamento. Arrotolarla e porla in uno stampo imburrato e leggermente infarinato e conservarla a una temperatura di 28-30°C finché ha raddoppiato di nuovo il suo volume.